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PERDONARE I CATTIVI
e perdonare se stessi
Essere cattivi o forse solo credere di esserlo; e capire che qualcosa di sbagliato in questa vita l'abbiamo fatto. L'ho fatto. Sono stata cattiva.
Se per il resto del mondo il mio essere cattiva non ha alcun peso, lo ha per il mio microcosmo. Passare anni e anni a interpretare la parte di qualcuno che non sono, per fare "la brava". E poi capire che non ci sono bravi o buoni o cattivi.
Il tuo comportamento influenza le scelte, anche quelle degli altri; è foriero di dolore ma non vuoi mostrarlo.
Per trovare pace cosa serve? Serve liberarsi di ogni costrizione, serve mettersi a nudo e guardarsi allo specchio. È lì che sta il vero cattivo, ti guarda negli occhi e non puoi nascondergli niente. Lo sa chi sei, lo sa cosa fai, lo sa cosa hai fatto e non ha paura di rinfacciartelo. È la coltellata che ti fa sanguinare ogni volta, il pugno che hai ricevuto troppe volte. Ti guarda, con quell'aria di sfida, sente la tua paura, lecca la tua bile.
Non ti abbandonerà mai.
Non lo farà per niente al mondo. E anche quando non lo vedrai, quando il respiro si sarà fatto lieve, sarà in attesa. In quell'angolo buio in cui non guardi mai, in quella stanza senza serratura. Ti aspetta, sa che prima o poi tornerai ad incrociare il suo sguardo; si nutre di questo: di rancore e risentimento e rimorsi e rimpianti. E di tutta la tua vergogna.
Non lo puoi abbattere. Non lo puoi eradicare.
Ma poi arriva il momento, quello in cui devi perdonare, devi perdonare i cattivi, devi perdonare te stessa.
E il suo sguardo di ghiaccio si frantuma.